Lotto Previsioni Gratis

Aspettando la crescita

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 20/4/2013, 21:15     +1   -1
Avatar

Amministratore

Group:
Founder
Posts:
110,714
Location:
LECCO

Status:


Aspettando la crescita

Coldiretti, +2% export spinge fatturato alimentare



In controtendenza rispetto all'andamento generale continua a crescere il fatturato alimentare che fa segnare per il secondo mese consecutivo un aumento (+0,5% a febbraio) dopo l'incremento record del 5,7% a gennaio, rispetto agli stessi mesi dell'anno precedente. E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al fatturato dell'industria italiana nel febbraio 2013 che in generale diminuisce in termini tendenziali del 4,7% rispetto allo scorso anno.

A spingere il fatturato dell'alimentare italiano di fronte al calo dei consumi interni sono stati certamente, sostiene la Coldiretti, i buoni risultati ottenuti all'estero con un aumento del 2% le esportazioni agroalimentari e un balzo del 56% in Cina, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat. Il successo del cibo italiano, conclude la Coldiretti, è la dimostrazione che nel grande mare della globalizzazione l'Italia si salva solo ancorandosi a quei prodotti, quei manufatti, quelle modalità di produzione che sono espressione diretta dell'identità nazionale, dei suoi territori, delle sue risorse umane.

Commercio estero: Istat,export febbraio -3% m/m (-2,8% a/a)



ROMA (MF-DJ)--A febbraio si registra una diminuzione per entrambi i flussi commerciali con l'estero, rispetto a gennaio, lievemente piu' ampia per l'export (-3,0%) che per l'import (-2,6%).

Lo rende noto l'Istat, spiegando che la flessione congiunturale delle esportazioni e' principalmente determinata dal calo delle vendite verso i paesi extra Ue (-5,7%). La contrazione dell'export e' accentuata per i beni di consumo durevoli (-7,1%) e i beni strumentali (-4,8%). La diminuzione congiunturale dell'import risente della flessione degli acquisti dai mercati extra Ue (-3,4%) e interessa soprattutto i prodotti intermedi (-4,3%) e i beni strumentali (-3,4%).

Rispetto allo stesso mese del 2012, a febbraio si registra un calo tendenziale delle esportazioni (-2,8%), sintesi di una diminuzione delle vendite verso i mercati Ue (-6,6%) e di un aumento verso quelli extra Ue (+2,1%). La diminuzione delle importazioni e' piu' ampia (-9,6%) rispetto a quella dell'export ed e' principalmente imputabile al calo degli acquisti dai paesi extra Ue (-12,4%).

A febbraio 2013 il saldo commerciale e' positivo (+1,1 miliardi), in forte miglioramento rispetto al 2012 (-1,2 miliardi). L'avanz
commerciale e' il risultato di un surplus sia con i paesi extra Ue (+0,7 miliardi) sia con quelli Ue (+0,4 miliardi). Al netto dell'energia, il saldo mensile e' attivo per 5,6 miliardi.
 
Web  Top
view post Posted on 27/4/2013, 18:26     +1   -1
Avatar

Amministratore

Group:
Founder
Posts:
110,714
Location:
LECCO

Status:


Elezione Napolitano fa volare la borsa di Milano e crollare lo spread



presidente-repubblica-giorgio-napolitano


La rielezione di Giorgio Napolitano a presidente della Repubblica riporta ottimismo sui mercati finanziari, che ora attendono con trepidazione il nuovo governo dopo quasi due mesi dalle ultime elezioni. Tra gli indici più brillanti chiaramente Piazza Affari, che con un rialzo dell’1,66% si porta sopra i 16 mila punti. Bene anche gli altri mercati periferici, con la borsa di Madrid in progressione dell’1,42% e quella di Lisbona dello 0,6%.

Solo in lieve rialzo il Dax di Francoforte che sale dello 0,24%, mentre Londra dello 0,09%. Wall Street procede contrastata con il Dow Jones solo in lieve rialzo (+0,10%) mentre vola il Nasdaq che chiude in rialzo dell’1,06% sulla scia delle buone nuove che vengono dal settore tecnologico.

Le notizie italiane portano in ribasso lo spread tra Btp e Bund tedesco che scendono saldamente sotto i 300 punti. Il differenziale di rendimento si porta cosi a 280 punti base, con il rendimento decennale che scende al 4,10%. In evidente contrazione anche il differenziale tra bonos spagnolo e lo stesso bund, che scende a 332 punti base, con il rendimento a 10 anni al 4,54%.

Tornando alla borsa di Milano, tra i titoli più brillanti Mediaset e Generali, entrambi con rialzi nell’ordine del 5%. La società dell’ex premier Silvio Berlusconi festeggia l’accordo tra Pd e Pdl che fa presagire la formazione di un governassimo.

Il leone di Trieste invece incassa la promozione di Barclays, che porta la raccomandazione a overweight. Buoni anche i rialzi per tutti i titoli del comparto finanziario, mentre calano Prysmian, Fiat Industrial e Telecom Italia, zavorrati dallo stacco delle cedole.

Tornando ai mercati in generale, torna a salire l’oro dopo le forti perdite registrate nelle scorse settimane quando in sole due sedute aveva perso circa il 15%. Il metallo giallo è salito di circa il 2%, mentre il crude oil è salito di circa l’1% sfiorando i 90 dollari al barile.

Tra le valute l’euro ha registrato frazionali rialzi nei confronti delle principali monete estere. Il rapporto sul dollari si porta a 1,306.

Pignoramento su pensioni e stipendi: Equitalia come Cipro per gli italiani



prelievi-agenzia-entrate


L’economia reale italiana continua a risentire fortemente della crisi finanziaria che ha travolto il Paese da ormai diversi anni. Il livello di indebitamento delle famiglie continua a crescere e l’azione di Equitalia si rivela sempre più incisiva.

Quanto è successo in Cipro spaventa gli italiani che si sentono a rischio, dopo i prelievi forzosi sui conti corrente realizzati. Si tratta di un pericoloso precedente che ha aperto innumerevoli polemiche, tanto che sono in tanti a non escludere situazioni analoghe in Paesi in difficoltà della periferia europea.

L’Agenzia delle Entrate lancia l’allarme. I cittadini italiani che non sono allineati con i pagamenti al fisco, potrebbero subire prelievi sui loro conti corrente. A confermarlo il direttore Attilio Befera, che in audizione in Parlamento sottolinea la possibilità di prelievi sui conti chiedendo maggior chiarezza regolamentare in tal senso, in assenza di una normativa che fornisca alle banche la possibilità di scindere dal conto corrente le entrate relative a stipendi o pensioni.

La presa di posizione di Befera contrasta con quanto dichiarato a inizio aprile da Befera, secondo cui Equitalia dichiarò di riuscire a distinguere ciò che viene depositato sui conti corrente tra stipendio e altre voci di entrata.

La sensazione prevalente è che vi sia ancora una certa incertezza sul tema, che necessità di un chiarimento legislativo, che dia una direzione nel fatto in questione all’Amministrazione finanziaria. Un tema dibattuto che potrebbe esser oggetto di uno dei primi provvedimenti del nuovo governo riguarda una proposta di legge presentata dai parlamentari del PD Michele Anzaldi, Giovanna Martelli ed Ernesto Magorno, di impignorabilità delle pensioni.

In un comunicato congiunto i tre hanno ripreso un servizio trasmesso da Ballarò in cui "milioni di italiani hanno avuto conferma che oramai si è arrivati al pignoramento di fatto dell`intero importo delle pensioni, una fattispecie vietata dalle nostre leggi”.
 
Web  Top
view post Posted on 4/5/2013, 12:50     +1   -1
Avatar

Amministratore

Group:
Founder
Posts:
110,714
Location:
LECCO

Status:


Moody’s: Italia debole e non è escluso che ricorra ad aiuti Bce


moodys-investimenti

Apertura in netto rialzo per Piazza Affari che festeggia il governo Letta con un +1,5% che porta l’indice a ridosso dei 16.800 punti. Bene anche se con minore intensità gli altri mercati europei. Moody’s ha provato a frenare l’entusiasmo con giudizi poco promettenti sul futuro del Paese, a suo dire ancora in difficoltà, non escludendo in futuro una richiesta di aiuti alla banca centrale europea.

Poco ottimismo anche sul tentativo di Enrico Letta di formare il governo, e poi in caso positivo di riuscire a metter in campo una serie di riforme strutturali in grado di rilanciare il Paese.

Nell’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica, il responsabile per l’Italia dell’agenzia di rating, Dietmar Hornung, ha sottolineato di non aver mai pensato che il Paese rimanesse senza esecutivo, tuttavia la situazione rimane ancora oggi difficile. In effetti se ottenere la fiducia appare scontato, non sarà facile governare considerando le difficoltà del governo Monti nell’ultimo periodo del mandato. Inoltre ora in Parlamento non ci sono soltanto Pd e Pdl, ma un Movimento 5 Stelle che a quanto pare metterà i bastoni tra le ruote ad ogni iniziativa, come successo nelle elezioni del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Moody’s dunque si riserva di esprimere un giudizio sul Paese, che qualora ricorresse al fondo salva Stati sarebbe costretto a mettere in campo nuove misure per uscire dalla crisi del debito, con conseguenti ripercussioni in termini di crescita.

L’economia italiana, continua il responsabile Italia di Moody’s, vive una situazione di pesante recessione e ha un gap di produttività che la pongono in una situazione di svantaggio anche rispetto ai concorrenti europei più deboli, della periferia (riferimento ai Pigs).Poi giudizio in chiaro scuro sulle banche italiane, a suo dire deboli ed esposti ad un eventuale shock di mercato. Questo finisce per compromettere negativamente il rating italiano anziché fungere da supporto per la ripresa.

Record a Wall Street, DJ supera 15.000 punti



33a39b860b4f562706de6ba84989bd6a
Tasso btp biennale sotto 1%, a minimo storico



L'andamento a Piazza Affari
Chiusura in rialzo per Wall Street col Dow Jones che guadagna lo 0,96% fermandosi a 14.973,96 punti, dopo aver superato nel corso della seduta i 15.000 punti, prima volta nella storia. Bene anche il Nasdaq, che sale dell'1,14% a 3.378,63 punti, e l'indice S&P500, che guadagna l'1,05% a 1.614,41 punti, superando a sua volta per la prima volta la soglia dei 1.600.

Il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti è sceso ad aprile al 7,5%, il livello più basso dal dicembre del 2008.

La borsa di Francoforte chiude ai massimi di sempre: l'indice Dax segna 8.116,95 punti, in rialzo dell'1,95%.

Piazza Affari ha chiuso la seduta in rialzo. Il Ftse Mib ha guadagnato l'1,04% a 16.922 punti.

Viaggia in calo lo spread tra il Btp e il Bund tedesco. Il differenziale di rendimento tra i due titoli scende a 251 punti base col tasso sul decennale al 3,75%.

TASSO BTP BIENNALE SOTTO 1%, A MINIMO STORICO - Il rendimento dei Btp a due anni italiani scende per la prima volta sotto l'1% sul mercato secondario. Lo riporta l'agenzia Bloomberg secondo cui si tratta del minimo dal 1993, cioé da quando l'andamento dei titoli è stato tracciato. Il rendimento del Btp biennale è sceso fino allo 0,974%.
Viaggia in calo lo spread tra il Btp e il Bund tedesco. Il differenziale di rendimento tra i due titoli scende a 251 punti base col tasso sul decennale al 3,75%.

IN ASIA BENE INDICI CINESI, TOKYO CHIUSA - Seduta positiva, seppur con qualche eccezione, per le borse asiatiche, confortate dalle notizie provenienti dagli Usa, dove i sussidi di disoccupazione sono scesi ai minimi da cinque anni, e dall'Europa, con i tassi tagliati al minimo storico dalla Bce. Con Tokyo chiusa per festività, hanno brillato gli indici cinesi (+1,8% il Csi). Rialzi più contenuti per Seul (+0,43%) e Hong Kong (+0,26%) mentre viaggiano con il segno meno Sydney (-0,01%), Mumbai (-0,13%) e Singapore (-0,69%).
 
Web  Top
view post Posted on 2/6/2013, 20:43     +1   -1
Avatar

Amministratore

Group:
Founder
Posts:
110,714
Location:
LECCO

Status:


Tasse, nel triennio 2013-2015 stangata fiscale da quasi 15 miliardi di euro

tasse-interna-nuova



L’analisi del Centro studi Unimpresa su dati Banca d’Italia e ministero dell’Economia e delle Finanze: "Alle imprese e alle famiglie serve un segnale forte: piano serio per riduzione carico tributario"

Nel triennio 2013-2015 i contribuenti italiani dovranno sopportare una stangata fiscale da 15 miliardi di euro. E’ quanto risulta da un’analisi del Centro studi Unimpresa su dati Banca d’Italia e ministero dell’Economia e delle Finanze. Ai 4,5 miliardi di maggiori entrate tributarie previste per quest’anno si aggiungono i 5,4 del 2014 e i 4,9 dell’anno successivo. La voce maggiore di questo gettito aggiuntivo, secondo l’indagine di Unimpresa, è rappresentata dall’imposta di bollo sulle transazioni finanziarie, in totale 3,4 miliardi nel triennio, e dalle accise sui carburanti, che frutteranno 3,3 miliardi in più.

Vale 1,3 miliardi, poi, l’inasprimento sulle assicurazioni (acconti su riserve tecniche). Le riduzioni delle agevolazioni fiscali per le auto aziendali garantiranno un gettito aggiuntivo di 1,4 miliardi. Ulteriori 1,4 miliardi sono assicurati dal mancato differimento di alcune imposte sostitutive. I restanti 3,8 miliardi sono derivanti da altri interventi su diversi balzelli e tributi. In totale, dunque, entro il 2015 le famiglie e le imprese devono fare i conti con un giro di vite sulle tasse da 14,957 miliardi di euro.

“Con questi dati vogliamo lanciare un appello al governo: basta agire sulla pressione fiscale, che va assolutamente abbassata a non può essere ulteriormente aumentata. La nostra analisi non tiene conto dell’imminente inasprimento dell’Iva che tra 30 giorni, salvo miracoli, salirà dal 21% al 22 per cento. Noi diciamo basta. Alle imprese e alle famiglie serve un segnale forte e questo segnale deve arrivare proprio dall’approvazione di un piano serio per la riduzione del carico tributario. Se ne parla tanto, ma per ora mancano i fatti”, commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.

Intanto, sempre sul fronte fiscale, è in dirittura d’arrivo il nuovo redditometro, dopo una revisione e una “semplificazione”. Le semplificazioni riguarderanno in primo luogo l’utilizzo delle contestate medie Istat sulle voci di spesa non conosciute all’amministrazione finanziaria che serviranno solo in un secondo step di controlli, ovvero nella seconda fase del contraddittorio con il fisco. Nella prima fase i contribuenti da sottoporre ai controlli saranno selezionati prendendo infatti in considerazione solo le voci di spesa già note al fisco come i mutui, l’acquisto di auto o di pacchetti vacanze. Se l’amministrazione dovesse riscontrare uno scostamento tra reddito dichiarato e reddito ricostruito superiore al 20%, si passerà al contraddittorio con il contribuente che potrà in quella sede portare le sue giustificazioni (eredità, regalo dei genitori dimostrato da un bonifico, vincita al lotto o quant’altro).

Solo in un ulteriore approfondimento, se cioè la difesa non sarà ritenuta convincente, entreranno in gioco le medie Istat volte a misurare quelle ulteriori voci spesa, come gli alimentari o l’abbigliamento, che il Fisco non contempla. Anche in questo caso il contribuente potrà presentare altre giustificazioni o prove, cercando così di evitare l’accertamento vero e proprio. Le argomentazioni potranno in questo caso essere anche non documentate. Per esempio – hanno spiegato in passato le Entrate – se una persona non spende per alimentari perchè va a mangiare tutti i giorni dalla madre che abita nello stesso pianerottolo potrà portare questa motivazione. Da tempo, di fronte alle polemiche di categorie e associazioni dei consumatori, l’Agenzia aveva peraltro precisato che i valori Istat da soli non avrebbero mai determinato un accertamento.


fonte QUI
 
Web  Top
view post Posted on 7/7/2013, 19:56     +1   -1
Avatar

Amministratore

Group:
Founder
Posts:
110,714
Location:
LECCO

Status:


Aspettando il Godot della crescita, è sempre recessione



enrico-letta-mario-monti


Tutto peggio del copione. La recessione italiana si conferma più severa delle previsioni. Nel primo trimestre dell’anno in corso il Prodotto interno lordo (Pil) italiano si è contratto dello 0,6% su base congiunturale e del 2,4% su base tendenziale, come ha certificato Istat. Numeri che, nel caso della variazione trimestrale, rappresentano il settimo calo consecutivo. Numeri che però non erano attesi. Sono lontani i tempi della montiana “luce in fondo al tunnel”. Sono vicini i tempi di un altro anno in recessione. Colpa, almeno secondo diverse banche d’investimento, di una erronea interpretazione dell’austerity da parte del governo guidato da Mario Monti.

La sofferenza continua. Sarà anche passata l’emergenza finanziaria, ma non quella economica. L’Italia continua a faticare. E lo scenario più plausibile per i prossimi anni, a meno di miracoli, è desolante: alto debito pubblico, stagnazione economica e gap strutturali che limitano le potenzialità del Paese. Se poi a questo si aggiunge il maggior calo su base congiunturale dal primo trimestre del 2009, meno 1,9%, il quadro si complica ancora. Per fortuna che, grazie alla Banca centrale europea (Bce), l’Italia è tornata in una situazione tutto sommato di serenità sui mercati obbligazionari. Così non è per un ingranaggio particolare per ogni singola economia: l’accesso al credito. Le imprese italiane, come quelle iberiche, soffrono per un credit crunch sempre più pesante, oltre che per una tassazione in incremento e una burocrazia che definire bizantina è dire poco.

La variazione acquisita del Pil per il 2013 è per ora di meno 1,6 punti percentuali. Pertanto la stima finale è di un calo del 2,4 per cento. E dire che nel luglio 2012 fu proprio l'allora premier Mario Monti a spiegare che si poteva vedere una luce in fondo al tunnel. Invece, complice una politica economica sulla carta fatta di consolidamento fiscale, e quindi di revisione della spesa pubblica, ma in realtà fatta di aumenti delle imposte, sia dirette sia indirette, il suo governo ha contribuito a peggiorare il Pil italiano. Lo dice senza troppi giri di parole la banca francese Société Générale: «L’introduzione delle nuove imposte da parte del governo Monti ha influenzato negativamente il Pil del Paese, ma il vero impatto lo si conoscerà solo a fine anno». Opinione condivisa anche da J.P. Morgan, HSBC e il fondo BlackRock. Lo confermano i dati, peggiori delle previsioni.

schermata_2013-06-10_a_11.48.59



Nell’aprile 2012 il Documento di economia e finanza (Def) del governo era ottimista. Forse troppo. La contrazione del Pil nel 2012 doveva essere di 1,2 punti percentuali. Nel 2013 la ripresa, tiepida ma presente: più 0,5 per cento. A distanza di pochi mesi, a settembre, l’aggiornamento del quadro macroeconomico previsto da Palazzo Chigi. Un’ecatombe. La flessione del Pil 2012 era ora data a meno 2,4%, con una stagnazione, meno 0,2%, anche per l’anno successivo. Nonostante questo Monti e il suo braccio destro all’Economia, Vittorio Grilli, si dissero tranquilli. Il primo a parlare fu Monti: «Non c’è una revisione del programma di politica economica del governo, ma un aggiornamento del quadro macro economico». L’arte della minimizzazione colpì anche l’ex commissario per la concorrenza dell’Unione europea. «Rispetto ad aprile, il quadro è migliorato per le decisioni europee e della Bce ma l’andamento economico non è migliorato, anzi. È peggiorato a livello europeo sia per l’economia reale che per le dinamiche dei tassi rimasti elevati», disse il premier. Parole che oggi fanno sorridere. Monti e Grilli si spinsero però oltre. Il presidente del Consiglio disse infatti che l’imperativo doveva essere l’ottimismo. «L’anno prossimo sarà un anno in ripresa per l’andamento dell'attività economica, il 2013 sarà crescente», assicurò Monti. Certo, c’erano alcuni distinzioni, disse. Una di queste è che «la media del Pil 2013 è tuttavia prevista essere di uno 0,2% inferiore alla media 2012. Questo è chiamato effetto trascinamento», affermò Monti. Sebbene in un quadro difficile, il professore non usò metafore per descrivere lo scenario 2013: «La luce della ripresa, anche se non voglio riprendere immagini abusate, si vede». L’evoluzione del Pil ha però preso un’altra piega, rendendo quasi imbarazzanti le dichiarazioni del precedente governo. Non è un caso che nel Def 2013 si parli di contrazione del 2,4% per il 2012 e dell’1,3% nell’anno in corso.

schermata_2013-06-10_a_11.51.44

Ancora più drammatico è l’abbaglio che invece il governo ha preso in tema di debito pubblico. Secondo il Def di aprile 2012 la dinamica dell’indebitamento italiano, al lordo dei sostegni per i bailout dell’eurozona, era positiva. Dopo un picco del 123,4% del Pil nel corso del 2012, il calo, netto e duraturo. L’obiettivo del governo Monti era quello di portare il debito pubblico al 114,4% del Pil nel 2015. Poi, la correzione a settembre. L’aggiornamento del Def a legislazione vigente fatta a settembre 2012 vedeva un debito pubblico, sempre al lordo dei sostegni, al 126,4% del Pil nel 2012, con un picco al 127,1% nel 2013 e una leggera flessione nel 2015, quando era dato al 122,9% del Pil. Sia Fondo monetario internazionale (Fmi) sia Commissione europea sia Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo internazionale (Ocse) hanno rivisto al rialzo le stime sul debito pubblico, che supererà di slancio il 130% del Pil.

schermata_2013-06-10_a_14.59.02



A scavare fra le ragioni di questa débâcle ci hanno pensato diversi soggetti finanziari. Per UBS il Pil italiano inizierà forse a crescere nella seconda metà del 2014. Se c’erano delle misure in grado di liberare il potenziale di crescita dell’economia italiana, queste non sono state applicate in pieno dal governo Monti, dice la banca elvetica. E sarà ancora più difficile che possano essere adottate dall’attuale esecutivo guidato da Enrico Letta, ostaggio della strana alleanza fra Pd e Pdl.

Da tecnico doveva rimettere a posto i conti dell’Italia nel momento in cui gran parte degli investitori iniziavano ad avere seri dubbi sulla sostenibilità del debito pubblico del Paese. Ma nel momento in cui Monti è diventato un politico di professione, forse subito dopo l’introduzione della riforma delle pensioni, ha iniziato a fare ciò che fanno tutti i politici: omettere. Le omissioni in merito alla situazione dell’economia italiana, peggiorata in parte dal clima congiunturale, forse rimarranno il peggiore lascito possibile di un governo che ha certamente ridato credibilità a un Paese, pagando però un prezzo grandissimo. Messi a posto i conti, e ritrovato un equilibrio sui mercati obbligazionari, l’obiettivo doveva essere quello di liberare i mercati italiani ancora in catene. Obiettivo fallito. E non devono stupire i bassi tassi d’interesse dei titoli di Stato italiani. Il merito è della droga verbale della Bce, ma anche anche della droga monetaria di Federal Reserve, Bank of England e Bank of Japan. «Guardando l’Italia in un orizzonte temporale quinquennale è difficile immaginare un miglioramento della capacità produttiva, un abbassamento del costo del lavoro e in generale l’introduzione delle riforme strutturali in grado di aumentare la competitività del Paese», ha detto la banca nipponica Mitsubishi una settimana fa. Parole ben più significative delle minacce di Beppe Grillo sul referendum sull’euro.

Eppure, secondo l’Ocse c’è un motivo per essere ottimisti. Secondo il Composite leading index, un indice che anticipa le tendenze macroeconomiche future, l’Italia ha buone possibilità di uscire dalla recessione in massimo nove mesi. Secondo l’istituzione parigina, infatti, il Cli relativo all’Italia ha toccato quota 99,94 punti, il massimo dall’agosto 2012. Un segnale positivo, ma dato il lungo orizzonte temporale nel quale deve essere proiettato, non sufficiente a far abbassare la guardia. Né tantomeno far gridare al miracolo.
 
Web  Top
view post Posted on 13/7/2013, 10:22     +1   -1
Avatar

Amministratore

Group:
Founder
Posts:
110,714
Location:
LECCO

Status:


Start up, aspettando gli incentivi fiscali


Nel decreto lavoro il ministro Zanonato ha fatto inserire alcune modifiche che allargano le maglie per accedere alle agevolazioni decise dal governo Monti per le start up. Ma non sono ancora pronti gli incentivi per chi investe nelle nuove imprese



Andate-e-intraprendete.-Ma-i-soldi_h_partb



Che in Italia ci sia voglia di fare non c’è dubbio. Qualcuno ha anche provato a capire quanti sono gli aspiranti imprenditori: 300mila, dice una recente indagine svolta dalla società Human Highway per l’associazione ItaliaStartup. Sarebbero una bella squadra di combattenti per la crescita se avessero soldi e meno paura per il momento difficile. In molti stanno provando a rassicurarli, a partire dal ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato, che è riuscito in extremis a fare inserire nel decreto Lavoro alcuni aggiustamenti alle agevolazione per le start up così come erano state pensate dal governo Monti nel cosiddetto Crescita 2.0.

Il segnale lanciato è chiaro: andate e intraprendete. Il percorso meno: perché tra il decretare e il fare c’è di mezzo il mare della nomenklatura ministeriale e l’oceano della burocrazia diffusa. E non sempre quel che viene “venduta” come agevolazione e/o semplificazione risulta tale. La srl a 1 euro per tutti , per esempio. Da un anno poteva farla chi aveva meno di 35 anni e, a sentire i commercialisti, non c’è stata questa gran corsa negli studi notarili, perché si tratta di uno strumento piccolo per idee piccole o spesso destinate a restare tali. Del resto, fanno notare i professionisti, qual è il livello di affidabilità nei confronti di banche e fornitori di una società con 1 euro di capitale?

Sul fronte delle start up l’intervento di Zanonato è invece più interessante perché allarga le maglie troppo strette decise dal governo Monti per concedere le agevolazioni (soprattutto fiscali oltrechè di flessibilità sul lavoro) previste per le start up innovative, le STI. I soci non devono più mantenere le quote per due anni e basta spendere in ricerca “solo” il 15% (prima il 20%). C’è poi un’apertura per le società titolari di un software registrato alla Siae e per quelle che hanno 2/3 di laureati fra i lavoratori. «Un intervento molto positivo», commenta Enrico Gasperini, fondatore del venture incubator Digital Magics, che sta preparando il collocamento in Borsa. «Solo 5 delle nostre 25 startup rispondevano ai requisiti precedenti, troppo stringenti».

Adesso che è facile prevedere un aumento delle STI iscritte agli speciali registri delle Camere di Commercio (sono 937 a fine giugno), restano da attirare gli investimenti. Le norme di attuazione sugli incentivi fiscali per chi scommette i propri capitali su una start up sono ancora in commissione parlamentare dopo che il Decreto Crescita 2.0 è stato respinto da Bruxelles e ha dovuto essere riscritto.

Quando e come usciranno dall’aula si capirà la reale portata di quello che è il pezzo più importante di tutto il sistema di agevolazioni per le start up. Se non ci saranno gli investimenti non ci sarà nuovo lavoro. Non solo nelle start up. E’ solo un’illusione politica pensare che gli incentivi tanto trionfalmente presentati dal premier Letta possano risolvere il problema della disoccupazione, che l’Istat proprio oggi segnala in crescita. Sono soltanto pannicelli caldi su un corpo stanco che ha solo bisogno di energie qualificate e libertà di movimento.


fonte economia.panorama.it/il-lato-c/start-up-incentivi-fiscali
 
Web  Top
view post Posted on 15/7/2013, 21:23     +1   -1
Avatar

Amministratore

Group:
Founder
Posts:
110,714
Location:
LECCO

Status:


Quando la politica monetaria non crea crescita


3.Mario-Draghi



Nell’ incontro a Parigi con il parlamento francese, il governatore Draghi ha commentato l’attuale situazione economica europea, soffermandosi in particolare sulle politiche monetarie adottate e sulle riforme che mancano per agganciare la ripresa.

In generale il discorso del governatore rivela una ideologia economica fondata sulle teorie neoliberiste, ovvero dell’economia dal lato dell’offerta: un passaggio chiave del discorso, che esemplifica il pensiero del governatore, è che la politica monetaria non può generare crescita economica.

Il ragionamento del governatore, in estrema sintesi, è che se l’economia non cresce è tutto un problema di competitività e la politica monetaria non può essere di alcuna utilità per risolvere un tale problema.
Ciò è palesemente errato e le esperienze recenti di Giappone e Stati Uniti dovrebbero essere più che sufficienti a dimostrarlo se non fosse che molte menti, compresa quella del governatore, sembrano del tutto appannate da un ‘ottusa ideologia economica”.

In relazione alla situazione dell’area euro è evidente infatti che se a livello di singoli paesi esiste certamente un problema di competitività, a livello complessivo di eurozona ne esiste di certo uno più importante di domanda aggregata insufficiente.
Non si spiegherebbe altrimenti perché la disoccupazione dell’eurozona continua a crescere mentre il tasso di inflazione continua a scendere pericolosamente verso la deflazione (deflazione già presente peraltro in numerosi paesi dell’eurozona come sottolineato dallo stesso Draghi).

Una politica monetaria più espansiva aiuterebbe quindi a rilanciare la domanda aggregata e a ridurre la disoccupazione, riportando al contempo l’inflazione a dei livelli più vicini a quelli del mandato della BCE.

Una politica monetaria differente, basata su un allargamento della base monetaria, potrebbe altresì aiutare a colmare i differenziali di competitività presenti nell’Eurozona: se i salare tedeschi salissero del 5-6% annuo per alcuni anni, sarebbe certamente più semplice per l’Italia, la Spagna e gli altri paesi periferici recuperare competitività senza cadere nella trappola della deflazione (senza dimenticare poi che i salari, contrariamente a quanto viene modellizzato nelle teorie economiche liberiste, nel mondo reale sono “vischiosi” e quindi ben difficilmente si muovono verso il basso…..se non portando il livello di disoccupazione ai tassi visti in Grecia!).

Infine un allentamento ulteriore delle politiche monetarie faciliterebbe una svalutazione dell’Euro che avrebbe evidenti effetti positivi sull’export, sul tasso di inflazione e quindi sulla crescita.
Quindi la BCE, piuttosto che continuare a dare lezioni alla politica (o meglio ricatti visto che la politica monetaria è stata spesso utilizzata dai governatori che si sono succeduti all’Eurotower negli ultimi anni allo scopo di condizionarne le scelte), farebbe meglio a concentrarsi sulle leve di politica monetaria che lo stesso ha a disposizione e su tutto quello che la BCE potrebbe, o meglio, dovrebbe ancora fare per rilanciare la crescita Europea.

Purtroppo la sensazione è che il presidente della BCE sia sempre più preoccupato di difendere la sua posizione a fronte dei continui attacchi che gli giungono dalla Bundesbank e, negli ultimi mesi, dal processo in corso presso la corte costituzionale tedesca, piuttosto che ad agire mettendo in funzione le potenti leve che solo la banca centrale possiede.
Le recenti notizie sui derivati che sarebbero stati accesi negli anni 90 dall’Italia per “aggiustare” i conti in vista dell’ingresso nell’Euro, nel periodo in cui lo stesso Draghi era a capo del tesoro, rischiano di indebolire ulteriormente la figura di un presidente che sembra ormai sempre più appiattito sulle posizioni tedesche.


fonte temi.repubblica.it/micromega-online/quando-la-politica-monetaria-non-crea-crescita/
 
Web  Top
view post Posted on 19/7/2013, 19:02     +1   -1
Avatar

Amministratore

Group:
Founder
Posts:
110,714
Location:
LECCO

Status:


Aspettando la crescita, crollano i consumi!


aspettando-la-crescita-crollano-i-consumi-L-Gocnv5



Tanti sacrifici, troppi! Tante restrizioni, troppe! Ma soprattutto una valanga di tasse, troppe ed inique! E per che cosa? Per non risolvere un bel nulla? Hanno liquidato persino Silvio Berlusconi in nome dello spread, della crescita e dello sviluppo! E qual'è stato il risultato? Che l'Italia è in recessione, con il Pil in discesa, e i consumi delle famiglie al palo!!! Lo ha rilevato l'Istat mentre l'Ocse ha confermato che il nostro Paese è quello in cui il superindice economico, ad aprile, ha registrato il calo mensile più forte tra i Paesi avanzati: meno 0,18 per cento.

L'Istat ha fatto sapere che, nel primo trimestre, il prodotto interno lordo, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è calato dello 0,8% sul trimestre precedente e dell'1,4% rispetto al primo trimestre del 2011 (rivisto al ribasso dall'1,3% della stima preliminare). Si tratta del calo peggiore dal primo trimestre del 2009, quando la contrazione sul trimestre precedente era stata del 3,5%.
Per l'andamento del Pil, l'Italia è il fanalino di coda nell'eurozona e rispetto agli Stati Uniti e al Giappone dove è aumentato, rispettivamente, dello 0,5% e dell'1%. Per quanto riguarda la spesa delle famiglie sul territorio nazionale nel primo trimestre, ha registrato una riduzione del 2,4% su base annua e dell'1% sui tre mesi precedenti. Gli acquisti di beni durevoli, come elettrodomestici e auto, hanno subito un vero e proprio crollo: su base annua sono scesi dell'11,8%. Male anche la spesa di beni non durevoli che è calata del 2,3%, mentre gli acquisti di servizi sono diminuiti dello 0,2%.
 
Web  Top
view post Posted on 3/8/2013, 14:21     +1   -1
Avatar

Amministratore

Group:
Founder
Posts:
110,714
Location:
LECCO

Status:


Crisi e crescita economica


crisi



La democrazia del benessere Crisi e crescita economica sono termini ricorrenti da quando, a partire dal 2008, l'economia è entrata in un labirinto di difficoltà. Il declassamento degli USA (2011) dalla tripla A di affidabilità è stato solo l'ultimo e coerente atto di un Occidente in difficoltà. Checché se ne dica, non era difficile prevederlo perché una società in profonda crisi come quella americana non può che esprimere un'economia in crisi.
Per il Well-being, la massima di Brecht relativa al comunismo ("se il comunismo non va bene per il popolo, bisogna cambiare il popolo") è vera per qualunque ideologia che voglia migliorare la società: per passare dalla teoria alla pratica è necessario migliorare il popolo per far sì che la maggioranza di esso esprima valori positivi (vedasi La politica).

Cosa sono gli USA? In quel Paese si va dal fanatismo religioso degli antiabortisti alla dissolutezza di città come Las Vegas dove il valore è il "non valore"; dai manager rampanti di Wall Street ai militari, soldati semplici, pronti a dare la vita per la loro patria. Troppe contraddizioni che esaltano le personalità perdenti tipiche degli americani, l'apparenza e la violenza. Vivere sopra le righe per l'americano è la regola, a meno che non sia così povero (e sono tantissimi) da non arrivare nemmeno alle righe; la lezione del Viet Nam non è servita a smontare la macchina bellica americana che spesso ha dovuto muoversi anche senza reali motivazioni economiche, solo per compiacere falchi che non sanno stare con le mani in mano. Il declassamento degli USA è la prova più evidente che "senza cambiare il popolo nessuna ideologia può funzionare, anche in presenza di condizioni facilitanti come un'enorme ricchezza iniziale".

Venendo all'Italia, anche qui si può applicare lo stesso teorema. I due partiti maggiori, che fanno a gara (ed è una bella gara!) a chi ha più indagati, sono lo specchio di ciò che esprime la maggioranza degli italiani. È quindi a ragione che i politici sono messi in croce, ma è veramente ottimistico pensare che basti limitare i costi della politica per risollevare l'economia. Occorre cambiare classe politica e quando parlo di classe non intendo governo, né voglio perorare questa o quella formazione. Avendo un presidente della Repubblica di 88 anni direi che solo un miracolo (ma come sapete non credo ai miracoli...) può svecchiare l'Italia, anche perché la classe dei sessantenni non ha nessuna intenzione di mollare. Personalmente ho deciso che non voterò mai più un candidato al Senato che superi i 60 anni e tale età si riduce drasticamente al diminuire dell'importanza delle elezioni. Così come non voterò politici che non vogliono formare i cittadini e che nascondono la verità per guadagnare consensi.

crisi
Ai mercati e alla finanza non si può che rispondere che pretendere di guadagnare senza produrre è da folli. Né può funzionare la catena di Sant'Antonio del consumismo (più consumi, più crescita, più crescita più consumi ecc.) che dovrebbe rilanciare l'economia: infatti questa non è la crisi del capitalismo, ma quella del consumismo. Agli imprenditori non si può che ricordare il paragone con quelli che hanno fatto il boom del dopoguerra: allora si lavorava in modo durissimo, oggi è comune scoprire che il manager per reggere lo stress si fa di coca o che il massimo suo valore è portarsi a letto la squillo di alto bordo. La cosa che mi appare più assurda è che in questa situazione i ricchi vogliano diventare ancora più ricchi.

Ai sindacati non si possono che far notare le loro colpe del passato: incapaci di essere forti con i forti, si sono rifatti sulle piccole e sulle medie aziende, rendendo di fatto altissimo il costo del lavoro; oggi hanno una posizione più collaborativa, ma è normale che quando la barca affonda tutti si diano una mano.
E noi cittadini? Guardatevi intorno e scoprirete quanto siamo scarsi. C'è chi ci vende la "palla" della crisi globale, ma di globale non c'è proprio nulla, visto che per esempio Cina e India galoppano alla grande. Di globale c'è solo l'incapacità dell'Occidente di evidenziare un qualche pregio, una qualche carta vincente: la continua corsa alla ricchezza ha reso le persone insofferenti, allergiche a qualsiasi sacrificio, tutto è dovuto, niente si conquista; persino molti disoccupati sono tali perché non vorrebbero mai fare i lavori che gli extracomunitari fanno con il sorriso sulle labbra. In sintesi la libertà offerta dalle democrazie ha esasperato i difetti e gli egoismi dei singoli che globalmente rendono la società in affanno. Poi Obama ci racconta che "loro sono gli Stati Uniti e che saranno sempre da tripla A"; peccato che è quello che probabilmente pensavano gli imperatori romani attorno al 350 d.C., 100 anni prima che Roma fosse invasa dai barbari e che si aprisse il Medio Evo.

La soluzione? Chi spera che sia a destra o a sinistra è un illuso. Le parti sono così piene di sé che sono incapaci di vedere i propri limiti. Un doppio esempio. Un politico di destra può parlare di contributo di solidarietà, ma non sarà mai disposto ad accettare quello che il Well-being chiama capitalismo sociale, cioè la limitazione dei guadagni a un tetto massimo: chi guadagna più di tot, per esempio un milione di euro, non è socialmente giustificato se non versa un altissimo contributo sociale, diciamo almeno il 60%; infatti per il Well-being o è un apparente, che ha bisogno di quei soldi per costruirsi un modello di vita non "semplice", o è un romantico che fa del lavoro l'idea dominante e quindi può anche lavorare gratis! Così un politico di sinistra non direbbe mai a chi è disoccupato di adattarsi a un lavoro di serie B o continuerebbe a perorare la sanità per tutti, senza discriminare i tantissimi casi (vedi i codici bianchi nei pronto soccorso) in cui il problema è dovuto a un pessimo stile di vita.

crescita economica
Da 20 anni banchieri, finanzieri, politici ecc. cercano di convincere i cittadini che ci sarà una "crescita economica", ma da 20 anni, vicino a "ripresine", ci sono sempre anche grandi tonfi: di fatto, c'è una sostanziale stagnazione nella ricchezza che si rivela, per esempio, nell'incapacità di evidenziare un investimento abbastanza sicuro da mettere i soldi al riparo dall'inflazione.
Il progresso che c'è stato nei Paesi occidentali è in gran parte dovuto non a una maggiore ricchezza, ma a una stratosferica diminuzione dei costi di alcuni settori della tecnologia. In sostanza si vive meglio, ma non si è più ricchi.
Questa constatazione è alla base della teoria del BIL, il Benessere Interno Lordo, perché un politico che parla di crescita economica (e quindi ancora di PIL) è come uno spot televisivo che promette di farci dimagrire con una pillolina, permettendoci di continuare ad abbuffarci di cibo senza fare alcuna attività fisica.
Lo scopo diventa quindi quello di aumentare il benessere, non la ricchezza e ciò, in una visione non apparente della vita, è sicuramente possibile.

Gli stessi economisti hanno creato la locuzione "Paesi emergenti": dovrebbero però spiegare come Paesi con una forza lavoro di 30-50 volte l'Italia (per numero di abitanti e per disponibilità a un maggior numero di ore di lavoro) possano permettere a noi di crescere mentre le loro economie stanno volando. Appena avranno acquisito il know-how che non possedevano perché in passato troppo intenti a soddisfare i bisogni primari della popolazione, la crescita economica potremo solo sognarcela.
I Paesi occidentali sono come un vecchio atleta al culmine della carriera, attaccato da tanti giovani che vogliono scalzarlo. Il suo compito non è di compiere nuove strabilianti imprese, ma semplicemente di reggere la concorrenza, orientandosi ad altri traguardi.
Se la gente capirà che non può avere più ricchezza, ma può stare comunque meglio, l'Occidente sarà ancora leader in qualcosa, altrimenti calerà il sipario.


fonte: albanesi.it/Societa/crisi_crescita_economica
 
Web  Top
view post Posted on 16/8/2013, 12:33     +1   -1
Avatar

Amministratore

Group:
Founder
Posts:
110,714
Location:
LECCO

Status:


Lavoro, boom sottoccupati part-time
C_2_articolo_1112021_imagepp
Istat: sono 605mila, +66% in 5 anni



Lavoratori sottoccupati, è boom per i part-time. Negli ultimi cinque anni il loro numero è cresciuto in maniera esponenziale, fino ai 605mila segnalati dall'Istat nel 2012. Nel giro degli ultimi dodici mesi l'aumento di chi lavora a tempo parziale è stato pari a 154mila (+34,1%), mentre rispetto al 2007 siamo a più 241mila (+66,1%). Tra i sottoccupati part-time quelli qualificati "a carattere involontario" sono nove su dieci.
 
Web  Top
view post Posted on 19/8/2013, 08:45     +1   -1
Avatar

Amministratore

Group:
Founder
Posts:
110,714
Location:
LECCO

Status:


Letta: "Cambiare subito il Porcellum
Guerra ai paradisi fiscali le tasse dovranno scendere"




Però, attenzione: la crisi che viviamo in Europa, e che è parte di una crisi globale dal 2009, viene da lontano, comincia prima. Una perdita di dinamismo dell’Europa - ha ricordato - è cominciata già parecchi anni fa: più o meno alle soglie del nuovo millennio.
Naturalmente la moneta unica non è stata responsabile di ciò, ma non ha potuto dare tutto l’impulso che era chiamata a dare, in quanto sono mancati altri elementi fondamentali per garantire un nuovo dinamismo alla crescita economica e sociale in Europa”.

Ma per Napolitano “in Europa siamo in difficoltà anche perché non si è capito abbastanza da parte delle classi dirigenti che il mondo stava cambiando e l’Europa non poteva rimanere ferma. "Non c'è più bisogno dell'Europa per garantire la pace interna: questa non è soltanto una speranza ma credo che possa essere una convinzione fondata; però c'è bisogno di essere uniti e più integrati di prima perché altrimenti l'Europa rischia di essere sommersa dal processo di globalizzazione e di perdere peso in modo drastico e di avere una voce sempre più flebile, di non riuscire a esprimere i valori che un lungo patrimonio storico hanno inciso nella identità europea".
Davanti all’”emergenza” rappresentata da “una grave forma di impoverimento spirituale, culturale’’ serve una reazione: ne è convinto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per il quale è importante il “contributo che viene ai più alti livelli dalla Chiesa Cattolica, contributo che soltanto dei ciechi possono non vedere”.

Secondo Napolitano, “può reagire la cultura, possono reagire certamente le istituzioni più di quanto non facciano. Possono reagire i sistemi educativi. Può reagire, molto di più di quanto non faccia, il sistema di informazione. E possono contribuire molto - ha rilevato il capo dello Stato - le grandi organizzazioni sociali: comprese le organizzazioni ispirate ad una fede religiosa. In questo senso c’è anche il contributo che viene ai più alti livelli dalla Chiesa Cattolica, contributo che soltanto dei ciechi possono non vedere”.
Giorgio Napolitano considera “assurdo avere timore” della circolazione per l’Europa delle giovani intelligenze. “Ritengo - ha sostenuto - che questi giovani costruiscano un futuro per sé e per l’Europa anche uscendo dai confini storici delle proprie antiche nazioni. Lavorando insieme bisogna non solo formarsi insieme, ma creare anche spazi di ricerca e di occupazione in comune”.

“Io - ha sostenuto il presidente della Repubblica - non tratterrei mai un giovane dall’andare a studiare o fare ricerca fuori d’Italia, convinto che la sua ambizione sia poi di tornare in Italia arricchito da questa esperienza che ha fatto e non vedo in questo nessun elemento di smarrimento dell’identità nazionale. Identità che non si cancella ma si integra nell’identità europea. Essere europei non significa cessare di essere spagnoli, francesi o tedeschi. Significa sublimare le proprie storie e vocazioni nazionali”, ha concluso Napolitano.

LETTA - Il discorso che due anni fa Giorgio Napolitano fece al meeting di Cl ‘’non era normale, ha cambiato la storia del nostro paese: da quel richiamo alle istituzioni ‘parlate il linguaggio della verita è cominciato un cambiamento per il nostro paese e io mai avrei pensato che ci saremmo trovati oggi qui in condizione così diversa’’. Così il premier Enrico Letta durante il discorso ufficiale a Rimini.
‘’Non possiamo dire che a febbraio non è successo nulla, è successo un terremoto che ha riguardato tutte forze politiche e ha cambiato il modo di essere dei cittadini italiani. Quella è stata l’ultima richiesta alla politica di cambiare e noi non possiamo essere sordi’’, ha continuato il premier.
In questi due anni “non hanno funzionato nè la politica nè il il sistema di regole”. Adesso abbiamo una grande occasione, con procedura di urgenza dal primo settembre si cominci a discutere in commissione il cambiamento della legge elettorale”, ha continuato il premier, auspicando che la nuova legge elettorale venga approvata entro ottobre alla Camera.

L’Italia ‘’è il paese dei guelfi e ghibellini, del tutti contro tutti’’ ma ‘’l’identità solida non ha paura dell’incontro: si è convincenti se si ha una visione credibile se si realizzano le cose, non si è convincenti se il consenso si usa solo per evitare che arrivi il nemico. E’ modo di far politica che non mi appartiene’’.
‘’Se rimettiamo al centro la persona, la famiglia poi c’è lo stato che aiuta organizza agevola, e la sussidarietà che stiamo rimettendo al centro nostre politiche: martedì prossimo entra in vigore uno dei principali provvedimenti: se hai diritto ad un documento entro un dato numero di giorni se non ti arriva lo stato paga’’, ha continuato. ‘’Gli italiani puniranno tutti quelli che anteporranno i loro interessi a quello comune che è quello dell’uscita dalla crisi’’.
‘’L’uscita dalla crisi è a portata di mano. E’ possibile a seconda di cosa facciamo. Se guardiamo al futuro usciremo dalla crisi. Una crisi che è stata ed è terribile’’. Il Governo si è impegnato nel ‘’pagamento di quello sconcio del nostro paese: il pagamento degli arretrati della P.a.’’. Un tema che ‘’si affronterà con più forza in autunno’’.
‘’Penso al ruolo dell’istruzione, uno dei temi più bistrattati, al lavoro degli insegnanti, agli studenti. Penso al primo finanziamento dopo molti anni ai programmi di edilizia scolastica. Penso alla necessità di un cambio di passo’’.

‘’Il 2014 può essere l’anno del nuovo inizio per l’Europa, sarà cruciale in primo luogo perché si voterà: se l’Europa non dà risposte o dà quelle sbagliate rischia di essere il parlamento più antieuropeo. Se viceversa faremo bene abbiamo le condizioni per un nuovo inizio europeo’’.
‘’L’Europa oggi ha istituzioni che non permettono di decidere. Non si può non cambiarle. Le istituzioni devono essere legate ai cittadini. L’Europa così com’è non va. L’Europa è nata in Grecia ed era una principessa fenicia. Quindi potremmo dire che era extracomunitaria”.

‘’L’Europa aiuti a creare lavoro accanto al rigore nei conti perché nessuno di noi vuole fare debito. Vorrebbe dire scaricarlo sui figli. Nessuno lo farebbe a casa: perché farlo come nazione? Tutto ciò che faremo lo faremo senza fare nuovi debiti. Per un nuovo inizio c’è bisogno che si rimetta la finanza al proprio posto, la crisi è nata perché la finanza è uscita dal proprio ruolo ed è diventata al centro di tutto. Dobbiamo fare la lotta ai paradisi fiscali e le tasse dovranno scendere nel modo giusto’’. Così il premier, parlando della crisi economica.

‘’Io sono toscano, mi viene in mente Collodi: Pinocchio passa nel campo dei miracoli e gli fanno credere che mettendo il soldino crescono i soldi: e tante volte è così se la politica non spiega".
“Ci rendiamo conto che l’Unione europea è guidata da un Paese, la Lituania, che 13 anni fa era Unione Sovietica? Tredici anni fa avremmo detto ‘loro’, non ‘noi’ - ha continuato Letta - Noi dobbiamo rilanciare la politica alta, non ci sono grandi scelte se non c’è la politica e noi non abbiamo avuto esempi di buona politica ma tanti di mala politica. Ma non ce la facciamo senza politica: dobbiamo essere esigenti, richiedere trasparenza, costi ridotti, responsabilità e ricambio ma serve la politica alta’’.
‘’Non possiamo essere fermi e silenti rispetto a quello che sta accadendo non è possibile. E’ il dramma dei giorni nostri: si vedono quelle immagini e si discute dei turisti in vacanza’’: è quanto ha affermato il premier riferendosi alla situazione in Egitto.

LA PROMESSA DEL PREMIER AI GIOVANI - “Non lasceremo soli i giovani, lavoreremo e faremo di tutto perché riescano ad avere quelle opportunità che i giovani in altri Paesi d’Europa già hanno”. E’ quanto ha affermato il Presidente del Consiglio conversando con i giornalisti nel corso della visita al Meeting prima dell'intervento ufficiale. “Grazie a un’Europa e a un’Italia migliore - ha aggiunto il premier - vi daremo questa opportunità”.
C'è stato anche un piccolo fuoriprogramma. Terminato il giro tra gli stand, il presidente del Consiglio, mentre stava per entrare nella sala dove avrebbe consumato il pranzo, si è fermato e ha dribblato organizzatori e sicurezza per avvicinarsi a una famiglia di colore originaria del Benin. Seduti su una bassa struttura decorativa di marmo, padre madre e due bimbi, un maschio di tre anni e una femmina di sei, stavano mangiando spaghetti che si erano portati da casa in un contenitore di plastica. “Lo abbiamo visto mentre passava e gli abbiamo fatto segno con la mano”, racconta il capofamiglia, Jean-Baptiste Acapovi. “E’ venuto qua e ci ha chiesto ‘Come state?’. ‘Bene’, abbiamo risposto. Siamo di Pesaro, da 13 anni abitiamo in Italia”. Entrambi i bimbi sono nati qui, spiega.

“Presidente, non mollare, vai avanti”: lo hanno detto in tanti al presidente del Consiglio Enrico Letta durante la sua visita agli stand del Meeting. Un uomo ha donato al premier una maglietta con la scritta “Io amo l’imprevisto” dicendo: “Ne ha bisogno, visto quello che succede ogni giorno...”. Letta, sorridendo, la ha presa continuando il suo giro e stringendo diverse mani.
 
Web  Top
view post Posted on 26/8/2013, 16:40     +1   -1
Avatar

Amministratore

Group:
Founder
Posts:
110,714
Location:
LECCO

Status:


Che cosa salta con la crisi di governo


4S5JZIRY1392--U10101328747124jMC-384x315--330x185


A sostegno del mercato immobiliare si studia un intervento della Cdp a garanzia di 5 miliardi di obbligazioni emesse dalle banche, meccanismi più semplici per l’accesso al fondo per le giovani coppie e sgravi per gli affitti

Enrico Letta ostenta serenità, ma non c’è dubbio che il destino del governo è appeso letteralmente a un filo. Peraltro, proprio in un momento assolutamente decisivo sul versante delle scelte di politica economica. Da un lato perché questo è il momento di sciogliere nodi rimasti aperti su temi importanti quali la riforma dell’Imu, la sterilizzazione dell’Iva, il rifinanziamento della Cig in deroga. Dall’altro, perché si avvicina il varo della legge di stabilità 2014, la norma che dovrebbe ridisegnare la politica economica in senso più espansivo per accompagnare la ripresa e creare lavoro.

Si gioca tutto in pochi giorni. Oggi il primo banco di prova sarà la riunione di Consiglio dei ministri che dovrebbe licenziare il pacchetto D’Alia sui precari del pubblico impiego e l’Agenzia per il riuso dei fondi europei per lo sviluppo non utilizzati. A quanto si conosce un’intesa nella maggioranza già è stata raggiunta. Poi mercoledì sarà la volta della decisione sull’Imu.

Sarà durissima. Il clima è già rovente. «Non pensi Saccomanni di arrivare in Consiglio dei ministri con una proposta «prendere o lasciare» sull’Imu. Dati i tempi non penso che sarebbe produttivo», avvisa il capogruppo alla Camera Renato Brunetta, che sostiene di non avere notizie dal ministro dell’ Economia, e nessuna risposta dal lontano 22 luglio. Anche se nel frattempo Saccomanni ha diffuso un dossier di 105 pagine con nove possibili ipotesi di riforma dell’imposta per il 2013. A Brunetta risponde duramente il viceministro dell’Economia Stefano Fassina, del Pd. «Le risorse per cancellare l’Imu sulla prima casa non sono sufficienti ad esentare anche le abitazioni di lusso - spiega - vorrei che il Pdl prestasse attenzione non solo verso chi ha appartamenti di 400 metri quadrati, ma anche verso chi rischia di non vedere rifinanziata la Cig in deroga». Posizioni e tensioni che non rassicurano il premier Letta, che tornando dall’Afghanistan dove ha visitato le basi italiane, ha detto ai giornalisti che «buttare a mare tutto in questo momento sarebbe una follia».

Certo è che se ci fosse una crisi di governo la fittissima agenda parlamentare e di governo verrebbe letteralmente dinamitata. L’Ufficio di presidenza della Giunta delle Elezioni di Palazzo Madama si riunirà il 4 settembre per decidere il calendario dei lavori, mentre per il 9 è già fissata la seduta per l’intervento del relatore Andrea Augello. Alla Camera è approdato il decreto legge contro il femminicidio, ma anche per l’arresto differito in occasione delle manifestazioni sportive e sulle competenze dei commissari delle Province in attesa del riordino delle stesse. Il 6 settembre dovrebbe essere votato il disegno di legge che definisce il percorso delle riforme costituzionali. Letta al Meeting di Rimini aveva chiesto un’accelerazione sulla legge elettorale, e a Montecitorio, è stata decisa la procedura d’urgenza, ma il clima è pesante. E non meno complicato si annuncia il cammino di altri tre provvedimenti che attendono di essere esaminati alla Camera per passare poi al Senato: riforma del finanziamento ai partiti, legge contro l’omofobia e modifica delle norme sulla diffamazione per arrivare all’eliminazione del carcere per i giornalisti.
 
Web  Top
view post Posted on 5/9/2013, 12:43     +1   -1
Avatar

Amministratore

Group:
Founder
Posts:
110,714
Location:
LECCO

Status:


Service Tax peggio dell’Imu? Rischio sfratti e affitti in nero


Truffa


La premessa è ormai nota: il governo Letta ha abolito l’Imu per il 2013 ed ha in cantiere una riforma complessiva della tassazione sulla casa. L’imposta municipale unica dovrebbe lasciare il campo a una nuova entità chiamata Service Tax, che ingloba al suo interno anche la tassa sui rifiuti e i servizi (la famigerata Tares) e che verrà pagata non solo dai proprietari ma anche dagli inquilini. Al momento si tratta solo di progetti e annunci ma le polemiche sono già iniziate, soprattutto tra chi teme che la Service Tax sarà ben più salata dell’Imu. Anche perché parte dell’onere ricadrà sulle spalle di chi abita in una casa pur senza esserne proprietario. Vediamo quali sono i rischi.

La soddisfazione suscitata dalla cancellazione dell’Imu si è subito trasformata in amara constatazione che la tassa sulla casa non è in realtà stata abolita ma è destinata solo a cambiare volto. Il clamore con cui il governo Letta ha annunciato una misura a favore del contribuente è smorzato dalla paura che, come al solito, con un gioco delle tre carte dal prossimo anno ci ritroveremo a pagare ancora di più. Certo, abbiamo evitato l’Imu per il 2013 ma a quale prezzo? La copertura necessaria per eliminare la tassa verrà trovata soprattutto attraverso i tagli alla spesa. Non agli sprechi o alle spese della politica ma a settori strategici e già in forte difficoltà. Qualche esempio? Dal prossimo anno ci saranno 300 milioni in meno per la manutenzione della rete ferroviaria, una delle più disastrate d’Europa se si esclude l’alta velocità.

Ancora, 50 milioni verranno trovati dai tagli alle assunzioni dei vigili del fuoco e delle forze armate, con risvolti evidenti sulla sicurezza pubblica, anche perché altri 55 milioni di tagli sono previsti dai fondi per la prevenzione della criminalità e 20 milioni dal budget per la lotta all’evasione fiscale. I tagli per trovare i fondi per l’abolizione dell’Imu rischiano di costare molto caro agli italiani, non solo dal punto di vista economico. Poi, a dirla tutta, la Service Tax, così come è stata annunciata, suscita non poche perplessità, non solo a livello politico ma anche tra le associazioni degli inquilini. Sono evidenti i rischi insiti in una imposta che dovrà essere ’scritta’ alla perfezione per non creare effetti disastrosi. E c’è già chi si veste da veggente e prevede un vero e proprio salasso sulla casa per il 2014.

La paura più grande riguarda proprio la ripartizione dell’onere del pagamente tra proprietario e inquilino. Nella Service Tax convivono due componenti separate: la prima destinata a colpire l’immobile in se stesso e la sua rendita patrimoniale (quella che era l’Imu); la seconda come compensazione dei servizi offerti dal Comune a chiunque occupi un immobile, sia egli proprietario o meno (la Tares, che già a sua volta ampliava lo spettro d’azione della Tarsu). L’equilibrio tra le due entità non è ancora stato stabilito ma appare evidente che una parte importante della tassa ricadrà sugli affittuari, come dichiarato dall’Unione Inquilini: “Dal 2014 rischia di abbattersi una stangata media da circa 1000 euro sugli inquilini. Non è ancora chiaro nei dettagli il meccanismo, ma è evidente che, a partire dal 2014, saranno a carico degli inquilini la maggior parte degli oneri relativi alla nuova tassa che, di fatto, anche negli importi, sostituirà sostanzialmente l’Imu oggi pagata dai proprietari“.

Quali sono le conseguenze perverse che la Service Tax potrebbe ottenere? Un aumento degli sfratti e dei contratti di affitto in nero. Per quanto riguarda gli sfratti è ancora l’Unione Inquilini a lanciare l’allarme: “Il governo fa finta di non sapere che l’80% degli inquilini ha un reddito lordo inferiore ai 30 mila euro, che già oggi il 90% delle circa 70.000 sentenze annue di sfratto sono per morosità“. Spostando l’imposizione fiscale da chi possiede un immobile a chi vi abita, il rischio serio è di mettere le famiglie con le spalle al muro, raschiando nel fondo di un barile già vuoto. Se già oggi con un affitto molti non arrivano a fine mese, cosa accadrà quando alla rata mensile si aggiungerà la quota della Service Tax? Alcuni riusciranno a pagare, molti forse no, tutti di sicuro cercheranno una soluzione per sfuggire alla tassa. Ed eccoci al secondo punto: già oggi l’incidenza dei contratti in nero è endemica, ma questa tassa rischia di rendere ancora più conveniente l’affitto in nero.

Per la serie occhio non vede e portafoglio non duole, le parti in causa potrebbero ritenere più conveniente non dichiarare il contratto di locazione dell’immobile (si pensi ad esempio agli studenti che si trovano fuori sede). Il proprietario non pagherebbe così le tasse sull’introito mensile e l’inquilino potrebbe ritenersi al sicuro dalla Service Tax. E’ proprio così? Forse il meccanismo ideato dovrà prevedere meccanismi di controllo, ma è sicuro che il pericolo case sfitte o affitti in nero è ben presente. Insomma la Service Tax nasce proprio male. Sulla carta è già riuscita a superare l’Imu nella classifica delle imposte più odiate dagli italiani, un traguardo mica semplice! E infatti i politici di turno già stanno suonando la carica anti Service Tax, anche e soprattutto quelli che hanno voluto con forza l’addio all’Imu. Nel Fisco molto si crea e nulla si distrugge. A volte, però, è necessario trasformare. Tanto il risultato per le tasche degli italiani è sempre quello.
 
Web  Top
view post Posted on 25/1/2014, 17:49     +1   -1
Avatar

Amministratore

Group:
Founder
Posts:
110,714
Location:
LECCO

Status:


La Cina e la Fed scuotono i mercati. Crolla Milano, l'Europa brucia 220 mld


084833346-5fc735b4-8a6a-4895-ae28-488ed1a089e3


Pechino ha deluso le aspettative sulle prospettive di crescita, mentre la riduzione degli stimoli della Federal Reserve potrebbe gettare nel caos i mercati emergenti. Così, dopo i recenti record, i listini avviano una netta correzione che colpisce tutti le Piazze, dall'Asia agli Stati Uniti. Lo spread torna in area 225 punti complice l'abbassamento dei rendimenti tedeschi

MILANO - Brusca inversione di rotta per i mercati dopo un lungo periodo di acquisti a ritmi sostenuti. A Milano Piazza Affari chiude la seduta in rosso del 2,3% come non succedeva da tempo, peggio fa Madrid che crolla del 3,64%: l'indice Stoxx 600, che fotografa l'andamento dei principali titoli quotati sui listini del Vecchio continente, ha ceduto il 2,40%, che equivale a 220 miliardi di euro bruciati in una seduta. A innesescare le vendite da Tokyo a Wall Street sono stati i timori su Cina e Federal Reserve. Da una parte, infatti, preoccupa il ritmo di crescita dell'economia cinese, che per la prima volta dopo sei mesi ha mostrato segnali di rallentamento con gli indici Pmi del settore manifatturiero - che anticipano l'andamento economico - a indicare una prossima contrazione. Anche la Banca centrale cinese è intervenuta sul mercato a tamponare quei rischi di mancanza di liquidità che rendono il clima ancor più teso.

In Occidente, e precisamente negli Stati Uniti, si torna a soppesare il "tapering", il programma di riduzione degli stimoli della Federal Reserve che ha preso il via con gennaio. L'inizio è stato "soft", visto che la Banca centrale americana ha deciso di scendere solamente da 85 a 75 miliardi di dollari di sostegno (in forma di acquisto di bond), ma le progressive strette agli stimoli potrebbero destabilizzare i mercati emergenti, con effetti che si stanno
già vedendo sul fronte valutario con crolli che hanno colpito tutte le monete emergenti. Il board della Federal Reserve si riunirà la settimana prossima e prenderà decisioni in merito. Quasi influente, sulle decisioni degli addetti ai lavori, l'agenda macroeconomica che oggi ha registrato solo lo stallo delle vendite al dettaglio in Italia.

E così Wall Street si allinea alla sofferenza degli altri listini e non riesce a risollevare la testa dopo la debole seduta di ieri: il Dow Jones cede l'1,1%, lo S&P500 arretra dell'1,5% e Nasdaq dell'1,7%. In Europa, come detto crollano Milano e Madrid sotto la pressione del comparto bancario, ma non fanno meglio gli altri listini. Francoforte perde il 2,48%, Parigi il 2,72% e Londra ll'1,62%. Tra i singoli titoli di Piazza Affari si guarda a Eni, dopo che Natixis ha abbassato il rating da "buy" a "neutral"; cambio di giudizio anche per Recordati, portato dagli analisti di Goldman Sachs a "buy". Occhi puntati su Risanamento: la società ha ceduto i suoi immobili parigini a Cheelsfeld per 1,2 miliardi. Soffre ancora il comparto del lusso, con Luxottica più attardata delle altre; anche per Telecom si segnala un netto ribasso, mentre Mps è scossa da nuovi eventi giudiziari.

In netto rialzo lo spread tra Btp e Bund tedeschi: si porta in area 225 punti base. Ma il rendimento del titoli decennali italiani, pur in leggero rialzo, rimane in area 3,9%; nella dinamica del differenziale pesa anche il calo del rendimento dei titoli tedeschi, che si colloca sotto l'1,7%, dall'1,95% di fine 2013. La "voglia di Bund" è giustificata anche dalla conferma da parte di Fitch della tripla A sulla solidità tedesca, cui si affianca anche quella del Lussemburgo. L'euro è stabile nei confronti della valuta americana in fine di settimana a 1,368, in linea con i livelli di ieri sera dopo la chiusura di Wall street. La divisa unica europea perde però terreno nei confronti dello yen sotto quota 140.

Alla luce di queste preoccupazioni, Tokyo ha chiuso una seduta nettamente negativa, resa più difficile dal nuovo apprezzamento dello yen sul dollaro. Il Nikkei ha ceduto l'1,94%, Sydney lo 0,42%, Seul lo 0,36%. "Potrebbe esserci una correzione" ha commentato a Bloomberg Shane Oliver, il capo degli investimenti a Sydney di Amp Capital Investors. "Ci dobbiamo aspettare una maggiore volatilità. Le azioni non sono più a buon mercato e questo significa che i guadagni facili sono alle spalle e siamo più dipendenti dalla crescita futura degli utili"; motivo per cui anche l'ondata di trimestrali è stata accolta con minor entusiasmo rispetto al recente passato.

Quanto alle matrie prime, il petrolio è in cali a New York sotto quota 97 dollari al barile. Deciso rialzo delle quotazioni dell'oro che rivede i massimi da due mesi a questa parte, in un mercato che punta sugli acquisti rifugio. Le quotazioni del metallo giallo sono salite a 1.272,65 dollari all'oncia, il livello più alto dal 20 novembre scorso.

fonte: http://www.repubblica.it/economia/2014/01/..._2014-76793859/
 
Web  Top
view post Posted on 22/2/2014, 13:11     +1   -1
Avatar

Amministratore

Group:
Founder
Posts:
110,714
Location:
LECCO

Status:


Il giuramento dei ministri bolognesi.. Errani: Renzi risponda alle emergenze dell'Emilia



122656581-7fa0b9b7-c82c-4ffa-ab7f-93ef4ebdf705
I messaggi, le prime dichiarazioni. Poletti: "Ho iniziato a lavorare nei campi a sei anni, so cosa vuole dire lavoro"



Giura il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, poi stringe la mano a Napolitano e Renzi. Il presidente del consiglio lo saluta con il pollice in su. E sono emozionati Federica Guidi, che ha scelto un tailleur-gonna grigio, e Gian Luca Galletti, il trio bolognese dei ministri nominati ieri da Renzi. ''Sento una grande preoccupazione. Io, comunque, ho sempre lavorato per produrre lavoro'', dice Poletti, ex funzionario del Pci arrivato alla guida di Legacoop, al suo arrivo al Quirinale. Il suo è un dicastero caldo. "Ho iniziato a lavorare nei campi a sei anni, so cosa vuol dire il lavoro", aggiunge prima del giuramento. "Bisogna promuovere la partecipazione e non lasciare nessuno a casa, dando un'opportunità a tutti" ha aggiunto definendosi "molto emozionato" a chi gli chiedeva cosa provasse nell'entrare nella squadra di Renzi.

Gli auguri di Errani. "Faccio i migliori auguri di buon lavoro al premier Matteo Renzi e al nostro nuovo Governo, cui spetta ora il difficile compito della ripresa a partire dalle riforme istituzionali, dal lavoro e dalla crescita. Sono convinto che questi obiettivi, fondamentali per il Paese, necessitino di un rilancio della collaborazione fra il Governo, le Regioni e gli Enti locali". Così il presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, ha espresso i propri auguri al nuovo esecutivo. "Già dalla prossima settimana- aggiunge Errani- mi attiverò perchè siano date risposte adeguate all'emergenza dell'alluvione che ha colpito l'Emilia, sovrapponendosi a quella del terremoto, convinto di trovare la giusta sensibilità da parte dell'esecutivo". "Infine- conclude il presidente dell'Emilia-Romagna- voglio esprimere un particolare augurio alle tante personalità dell'Emilia Romagna che fanno parte della squadra di governo".

Le reazioni. La squadra di Governo presentata ieri da Matteo Renzi? "Votabile. Ma la fiducia è un'apertura di credito, poi bisognerà guadagnarsela". Così Donata Lenzi, parlamentare del Pd, ad un incontro al circolo Moro-Berlinguer di Bologna. Lenzi, capogruppo nella commissione Affari sociali della Camera e coordinatrice dei parlamentari emiliano-romagnoli del Pd, aveva criticato la "staffetta" tra Enrico Letta e Renzi, dissociandosi anche dall'area Cuperlo per il voto favorevole in direzione nazionale. Per quanto riguarda i ministri, in tema di lavoro dice: "Si parlava di Pietro Ichino e quindi mi va bene Giuliano Poletti. Almeno c'è un tratto emiliano di maggiore comprensione della complessità dei problemi del lavoro".


FONTE: http://bologna.repubblica.it/cronaca/2014/...milia-79340066/
 
Web  Top
23 replies since 20/4/2013, 21:15   603 views
  Share